Nel primo incontro del pomeriggio di venerdì 18, tenutosi nella sala convegni ASEL, è stato presentato dall’autore Alberto Majocchi, professore all’Università di Pavia, il suo libro intitolato “L’Europa di domani. Un’Unione rinnovata in un mondo che cambia”.

Il dibattito è stato moderato dalla giornalista di Rai 3 Regionale Flavia Corda. È proprio lei che inizia a fare domande al professore, ed è così che si struttura l’intero incontro: inizia chiedendo se le sorti che Majocchi aveva espresso nel suo libro per il futuro dell’Europa si sono avverate, e se sarebbe possibile cambiare il destino delle uniche grandi isole che ne fanno parte, ovvero Corsica, Sicilia, Sardegna, vittime di un “controllo”, ancora troppo ricco di nazionalismi; sarà questo, del nazionalismo, uno dei temi principali tra quelli trattati per l’intero seminario. La risposta è confortante per i cittadini di un’isola: “L’Europa si fa dal basso”, a voler sottolineare che ognuno di noi, mobilitandosi, dal suo piccolo posto può iniziare a cambiare il nostro futuro, ricordando anche il motivo per il quale è stato realizzato il seminario. Quello che desidera il professore per il futuro dell’UE è principalmente la riforma della legge elettorale, da cui risulti l’unione di diversi piccoli Stati federali, in modo che ognuno possa “sapere tutto del proprio quartiere”, quindi rendendo le decisioni più facili da prendere in uno spazio ridotto. Forti in questi “quartieri” devono essere le grandi città, che ovviamente hanno maggior peso politico. Si riconosce comunque che alcuni aspetti siano di competenza soltanto dell’Unione, e che i singoli stati non potrebbero decidere niente a riguardo: è l’esempio della domanda “sarebbe possibile ridurre l’orario di lavoro?” avanzata dalla giornalista, la cui risposta è appunto che solo a livello di Unione si può fare. Tema importante avanzato da Flavia Corda è anche l’invecchiamento della popolazione, che secondo Majocchi si potrebbe risolvere includendo gli immigrati nella vita lavorativa, ma che non viene comunque fatto per combattere una battaglia culturale contro il “diverso”, dimenticandosi delle fasi storiche in cui erano gli italiani ad essere dall’altra parte.
Dopo questa discussione è stato il turno del pubblico di avanzare i propri quesiti: tra queste domande, una di uno studente di Scienze Politiche apre il sipario sulla questione UE per il conflitto ucraino, la cui seguente risposta di Majocchi spiega che il problema principale sono i fondi presenti, ma usati male, a causa di una divisione tra gli Stati membri dell’Unione, che portano a una governance debole, che ovviamente deve essere cambiata, partendo dalla modifica del voto all’unanimità, che ancora oggi non porta a decisioni prese in collaborazione. Un’altra domanda molto interessante è quella avanzata da Alessio Mameli (uno dei fautori della sezione MFE di Quartu, in via di istituzione), che pensa non ci sia la spinta né dai cittadini per creare una federazione europea, ma nemmeno da parte degli Stati, poiché perderebbero quella fetta di potere che hanno; la risposta che arriva è che l’Unione è forte, ma deve fare il “salto”, lo devono fare le sue forze politiche, ma a fare il primo passo devono essere i cittadini. Si rimanda a questo video, per la risposta data da Alberto Majocchi.
Anche Flavia Corda avanza una domanda simile, sull’autonomia differenziata, dicendo che, secondo lei, i cittadini sono confusi da questa, ma il professore risponde dicendo che l’autonomia politica può arrivare con l’indipendenza fiscale e non in altri modi, quindi è praticamente impossibile per gli Stati da raggiungere, e anche per questo c’è il bisogno di una federazione. Si spiega anche che un problema della sfiducia della popolazione, ed in particolare dei giovani, nella politica, potrebbe essere la scarsa credibilità della politica attuale, ormai “imbruttita” e senza filtri.
Si conclude con queste riflessioni il primo appuntamento, al quale hanno partecipato anche Rodolfo Cancedda, presidente dell’ASEL (Associazione Sarda Enti Locali), il Circolo Equilibri di Elmas, per richiamare l’attenzione alla lettura, ed Europe Direct.

Ci si ritrova sabato mattina alle ore 9:30 nella facoltà di Scienze Politiche, per assistere alla tavola rotonda, presieduta da Vincenzo Di Dino (segretario MFE) che porta i saluti del Sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, trattenuto da altri impegni. Il Presidente del Consiglio regionale della Sardegna Piero Comandini, che non si limita a un breve intervento di rito ma sottolinea l’importanza anche per i sardi di creare la federazione, per combattere le spinte nazionaliste ancora forti. Seguono i saluti di Francesco Piludu, segretario amministrativo regionale dell’AICCRE, Antonello Chessa, responsabile Europe Direct della Regione Sardegna, Mauro Carta, presidente ACLI Sardegna. Prendono la parola i relatori. Nicola Melis, professore all’Università degli Studi di Cagliari, che sottolinea quanto sia essenziale partire da una promozione del progetto ai giovani. In risposta Alberto Majocchi, tra i relatori, propone l’istituzione di una borsa Erasmus per gli studenti palestinesi in modo da consentir loro il diritto allo studio.
Nel suo intervento, Alberto Majocchi, si sofferma sul tema “Un bilancio europeo rafforzato e un modello di federalismo fiscale per gestire l’emergenza climatica”: si concentra sul riconvertire le città in modelli di “città medievali italiane”, dove tutto è raggiungibile a 15 minuti a piedi o in bici, cosa che promuoverebbe uno stile di vita più eco-sostenibile dei cittadini, e cambierebbe le sorti dell’Unione per la crisi climatica.
Lo segue Nicola Melis, con la sua relazione dal titolo “L’Europa e il Mediterraneo: sfide e prospettive per ampliare l’unità nella diversità”. Il docente universitario tratta il tema dell’immigrazione e della “caccia ai nuovi barbari”, ovvero gli immigrati, secondo un modello che ignora la crescita interna dei paesi che potrebbe arrivare invece dall’occupazione di questi, se solo si potessero superare le barriere culturali e invece rispettare i diritti umani, abbattendo la percezione imperialista delle culture mediterranee.
Successivamente interviene Luisa Trumellini (Segretaria nazionale MFE) con il suo discorso “L’Unione europea in bilico. L’urgenza di creare un’Unione politica federale”: sottolinea come l’UE dalla sua nascita si sia sempre e solo basata su un mercato economico comune per gli Stati membri, ma non sia mai stata unita per altri temi, cosa che ad oggi deve cambiare.
L’ultima relatrice della mattina è Ilaria Caria (Segretaria Generale UEF), con “la Federazione europea come risposta alle nuove generazioni”: sprona i tanti giovani presenti a battersi per il loro futuro e quello dell’UE, e sarà sempre lei a rispondere ad alcune delle domande avanzate dei ragazzi delle scuole superiori partecipanti, spiegandogli che per essere partecipi in politica è importante avere buoni insegnati di riferimento, ma che comunque deve esserci una loro presa di coscienza, e la GFE può aiutarli a confrontare le idee.
Un’altra perplessità degli studenti è “Se l’Unione Europea diventa federazione, quali competenze rimangono agli Stati membri?” Arriva qui la risposta di Luisa Trumellini, che spiega l’appartenenza all’UE delle sue competenze sovranazionali esclusive, alle quali si aggiungono competenze concorrenti, che potrebbero passare ai singoli Stati.
Con questi argomenti si conclude l’appuntamento della mattina, e dopo una pausa pranzo ci si sposta alla Fondazione Sardegna per l’inizio di un dibattito alle ore 15:00.

Per questa serata è ospite in videoconferenza anche Domenèc Ruiz Devesa (Presidente UEF), che apre l’attività rispondendo alla domanda posta da Ilaria Caria: “Come si inseriscono le autonomie in un’unica sovranità federale, e che risposte può dare l’UE”. Il presidente risponde dicendo che non possono coesistere autonomia interna ed esterna: la prima annulla l’altra; quindi, un’Unione federale risolverebbe il problema, tenendo gli Stati insieme.
Viene poi sollevato il tema dei sardi federalisti visti come “separatisti”, che viene subito smentito perché una federazione porta all’Unione; quindi, non può essere intesa come separatismo. Ma si alzano anche opinioni contrastanti, come il pensiero che gli attuali Stati nazionali siano tutti esito di conquiste, e quindi ognuno di questi ha il desiderio di affermarsi nel teatro europeo; anzi, c’è chi dice che essere sia un cittadino sardo che europeo, e battersi per entrambi i “popoli”, ci renda cittadini del mondo.
Questo il tema principale di tale seduta, che viene approfondito da Emanuele Palomba (GFE Cagliari), con la sua relazione: “Dal caos all’armonia, il viaggio dell’Europa verso un’identità collettiva”. Parla di come l’UE sia l’unione di diverse nazioni che vogliono stare unite, ma hanno culture diverse, e propone quindi che per avere un’Unione Europea unita e che funzioni bisognerebbe “modificare” queste culture e crearne una collettiva.
Riflessione interessante quella di Alessio Mameli, che propone che la futura Federazione Europea debba imporre una lingua comune, molto probabilmente l’inglese, per favorire questo processo di cambiamento culturale.
Successivamente prende la parola Domenico Moro (Presidente MFE Torino): apre il suo discorso citando Mario Albertini, e dicendo quindi che è impensabile pensare che decidendo di iniziare un cambiamento, da un giorno all’altro, le cose cambieranno per tutti gli Stati all’unisono e in modo irreversibile.
Continua sulla stessa fila Edoardo Pecene (GFE Toscana): secondo lui non si può ottenere questo risultato perché non si ha sicurezza sugli altri, c’è sempre qualcuno dietro la cortina, come successe prima con Stalin ed ora con Putin. Un esempio di questa situazione ci viene dato da Roberto Castaldi: nel 1954 venne proposta la Comunità Europea di Difesa, e la Francia si oppose alla sua creazione, la stessa cosa successe nel 2021 in risposta ad un progetto simile di Mario Draghi, vediamo quindi la Francia sempre nella stessa posizione contraria a questa evoluzione.
È con questi temi un po’ più tecnici che termina il secondo giorno, lasciando spazio all’appuntamento finale del giorno dopo.
Domenica mattina si conclude l’intero seminario con l’ultimo incontro alle ore 9:30 a “Sa Manifattura”.
Si inizia con un ricordo di Gianfranco Del Rio, già Presidente MFE Cagliari, recentemente scomparso.
Dopo questa breve parentesi inizia il suo intervento Giulia Rossolillo (Vicepresidente UEF e MFE Pavia), che spinge sull’importanza per l’UE di dotarsi di una Costituzione: infatti questa permetterebbe di andare oltre quell’assetto economico che l’ha sempre caratterizzata dalle sue origini, relegandola a un ruolo marginale che potrebbe invece evolversi. Ad oggi ci sono diverse spinte esterne per l’unificazione, ma l’Unione non riesce ad uscire dalle crisi nazionali; la possibile soluzione a questo problema sarebbe: dotare l’UE di un nucleo di governo che la renda autonoma nelle decisioni ed eliminare il potere in mano agli Stati sancito dai Trattati, come il voto all’unanimità.
Successivamente è intervenuto anche Paolo Ponzano (Movimento Europeo Italia), con il suo discorso sulla ripartizione delle competenze nell’Unione federale, in quanto questa si basa sui popoli. Infatti, secondo lui, rispetto ai Trattati odierni, ci sarebbero poche competenze esclusive dell’Unione Europea, e si potrebbero aggiungere: la competenza fiscale, basando l’UE su risorse proprie, ricavate dal 3-4 % del bilancio dei singoli Stati; la politica industriale; maggiori finanziamenti. Il Welfare State dovrebbe rimanere nazionale, come a rispondere alla Meloni che aveva accusato i federalisti di voler creare un “superstato federale”, quando in realtà una “unione di Stati federati” è cosa ben diversa.
Segue l’intervento di Gabriele Casano (GFE Torino), che parla del coinvolgimento della società civile nella creazione della federazione, partendo dal fatto che il processo di integrazione europea è sempre stato lento, e non sono solo i federalisti a voler cambiare questo: è infatti l’unico modo per essere all’avanguardia e non restare indietro.
Tra gli interventi del pubblico, segnaliamo quello di Anne Perry per la difesa dell’Ucraina e la risposta di Alessio Mameli a quello stesso intervento.
Segnaliamo anche quest’altri due interventi, di Roberto Castaldi e di Stefano Murgia.
Al termine della conferenza sono state tratte le seguenti conclusioni: in assenza di una federazione europea, il popolo europeo non potrà davvero rappresentare i propri interessi nel nuovo mondo multipolare che si sta formando. Il Presidente del MFE Stefano Castagnoli conclude la conferenza con un’ avvertenza sul pericolo che l’Occidente, che si contraddistingue per il suo sistema politico democratico volto alla difesa dei diritti individuali e della libertà personale si faccia omologare dalla Cina emulando il suo modello politico, nel quale gli individui sono alienati per essere parte della società in modo totalitario, come avviene in un formicaio.
Questo seminario è stato quindi un punto per scambiare diverse idee con una precisa visione al futuro: quella di avanguardia, che potrà salvarci.
Playlist degli ottantadue video registrati durante la conferenza:
https://www.youtube.com/playlist?list=PLXenszDZMNb2QYobKaRhZ_TqDHUj-UwCL
Articolo di Paola Carzedda. Foto e video a cura di Alessio Mameli.
(Le foto in 20/9 sono state fornite da Pinuccio Collu, altro membro del MFE)
Album fotografico (in elaborazione).





















































