Negli ultimi mesi, il modo in cui utilizziamo Google per cercare informazioni sta subendo una trasformazione radicale. Hai notato che, sempre più spesso, le risposte appaiono già pronte in cima alla pagina, prima ancora dei link blu? Si tratta delle cosiddette “AI Overview“, sintesi automatiche generate dall’intelligenza artificiale di Google. Ma cosa sono esattamente? E come stanno cambiando le regole del gioco per utenti e professionisti del digitale?
Che cos’è una AI Overview? È molto più di un semplice snippet. Non si tratta di un estratto preso da una singola pagina web, ma di una risposta generata da un modello linguistico che combina informazioni provenienti da diverse fonti. Lo scopo? Offrire una sintesi chiara, diretta e risolutiva, spesso senza che l’utente debba cliccare su alcun risultato.
In quali ricerche compare più spesso? Secondo uno studio inglese, le AI Overview compaiono nel 47% delle ricerche analizzate. Il dato è simile sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti. Ma la presenza varia a seconda del tipo di query: quelle formulate come domande attivano l’AI Overview nell’85% dei casi, mentre le ricerche più generiche tendono a mostrarla meno. In particolare, le domande più articolate e specifiche sono le più “apprezzate” dall’algoritmo.
Qual è l’impatto sul comportamento degli utenti? Molto forte. In presenza di AI Overview, il tasso di clic organici medio è sceso del 54,6%. Anche il CTR degli annunci a pagamento ne risente, con un calo del 53,6%. In pratica, se la risposta viene già servita all’utente, cliccare diventa meno necessario.
L’intelligenza artificiale tende a inserirsi soprattutto nella fase di awareness (56%) e in quella di conversione (42%), mentre è meno presente nella fase intermedia di consideration (23%). Questo ha implicazioni concrete su come i brand strutturano i loro contenuti: le pagine informative e quelle finalizzate alla vendita possono essere più esposte all’AI Overview.
Sono risposte stabili nel tempo? Non proprio. Se i risultati organici cambiano nel 49-55% dei casi in 2-3 mesi, le AI Overview risultano ancora più volatili: il 70% dei contenuti che le compongono varia nello stesso arco di tempo. Questo costringe chi lavora con i contenuti a essere ancora più reattivo e aggiornato.
La SEO è ancora utile in questo scenario? Assolutamente sì. Anche se l’obiettivo non è più (solo) il clic, l’AI di Google seleziona le sue fonti principalmente tra le prime 7-10 posizioni dei risultati organici. Il 97,3% delle AI Overview, infatti, include almeno una di queste pagine. Questo significa che continuare a produrre contenuti ben scritti, approfonditi e autorevoli è fondamentale. L’utente finale potrebbe non arrivare al tuo sito, ma la tua voce può comunque essere presente nella risposta generata dall’AI.
Cosa cambia per chi scrive contenuti? Cambiano le priorità. Lo conferma anche Noris Montemezzani, esperto nel settore digital, che offre ad aziende e professionisti la consulenza seo sul sito montemezzani.it: “Oggi si scrive non solo per essere letti da persone, ma anche per essere “letti” da un’intelligenza artificiale. Testi chiari, strutturati, con informazioni verificabili e autorevoli hanno molte più chance di essere inclusi. I contenuti superficiali o troppo promozionali rischiano invece di non comparire affatto.”
L’AI Overview non è solo un’evoluzione tecnologica: è un cambio di paradigma nel modo in cui accediamo e distribuiamo informazioni online. E, come ogni cambiamento, porta con sé nuove sfide e nuove opportunità.
Per questo motivo, è sempre più importante costruire un’identità forte e riconoscibile. Fare branding oggi significa non solo farsi trovare, ma anche farsi riconoscere in un contesto in cui la visibilità non passa più solo dai clic, ma dalla presenza autorevole nei contenuti selezionati dall’AI.