Le regioni insulari presentano caratteristiche geografiche, economiche, demografiche e sociali specifiche che implicano delle sfide uniche nel quadro dell’applicazione delle Politiche Europee, come ad esempio dimensioni ridotte (superficie, popolazione, economia), costi di trasporto elevati, e deficit di infrastrutture con ridotti servizi per le imprese.
È partendo da quadro socio-strutturale di base che si è partiti per introdurre le tematiche all’interno della Tavola rotonda del 25 marzo, inserita nella seconda giornata di studio organizzata dalla Scuola dei Riformatori sardi coordinata da Michele Ruffi in cui è stato affrontato sia il problema delle implicazioni insite all’applicazione del principio di Insularità sia diverse osservazioni tecniche inerenti alla nascita dell’Osservatorio Insularità.
Il nuovo organismo ha l’obiettivo di elaborare delle proposte concrete da sottoporre ai governi regionali e al governo nazionale per monitorare l’attuazione del principio di insularità, a partire dal Ddl sul regionalismo differenziato, ciò è stato sottolineato da Michele Cossa, presidente del Comitato promotore per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione e consigliere regionale dei Riformatori sardi, gli fanno eco Gaetano Armao, docente dell’Università di Palermo e presidente dall’Associazione siciliana per l’insularità, e Giannina Usai, segretaria regionale dell’Associazione nazionale dei Comuni delle isole minori.
Come sottolinea Michele Cossa non si tratta solo di un problema di risorse ma di rimodulazione degli aiuti di Stato alle imprese con attuazione di regole mirate per le isole, in tal modo Sardegna e Sicilia si muoveranno insieme e, pur partendo da condizioni differenti, si impegneranno a perseguire un obiettivo comune.
Giannina Usai sottolinea che nonostante l’esistenza di una Commissione bicamerale per le isole del mediterraneo, sarebbe strategico inserirvi anche le altre regioni italiane dove siano presenti isole e arcipelaghi (come Toscana, Campania, Lazio), anche minori per dare maggiore forza alle istanze condivise, istituendo un’unica Commissione per essere protagoniste del processo che le riguarda.
I relatori sono tutti concordi nel coinvolgere il Ministro Fitto con delega agli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR per chiedergli formalmente un impegno per rendere “dinamico” il principio di insularità.
Per Cossa invece, il modello Baleari sarebbe auspicabile attraverso un voucher, senza passare dalla Commissione Europea, ed evidenzia che le politiche per l’insularità devono diventare necessariamente un fatto sostanziale, per dare concretezza all’impegno sancito dalla Costituzione. Si tratta infatti, prosegue Cossa di temi importanti attinenti al gap insulare, che si aggiungono alla continuità territoriale, quali la perequazione infrastrutturale, il sostegno alla competitività (fiscalità di sviluppo) e le azioni specifiche dell’Unione europea per le isole.
Il prof. Armao ricorda che con la sentenza n. 6 del 2019 la Corte costituzionale nel ritenere illegittimo l’articolo 1, comma 851, della legge n. 205 del 2017 “nella parte in cui non prevede, nel triennio 2018-2020, adeguate risorse per consentire alla RAS una fisiologica programmazione nelle more del compimento, secondo i canoni costituzionali, della trattativa finalizzata alla stipula dell’accordo di finanza pubblica”, non solo abbia dichiarato l’illegittimità costituzionale delle disposizioni della legge di bilancio dello Stato sulle relazioni finanziarie con la Regione autonoma Sardegna nel triennio 2018-2020, ma da tale pronuncia si evinca la considerazione che la Corte riserva alla condizione di insularità nell’ordinamento costituzionale, ex art. 119 Cost.
Prosegue Armao affermando che la Sardegna sia la prima vittima di un gap infrastrutturale e ritiene che solo le isole possano contribuire a “salvarsi”. Ricorda la battaglia portata avanti perché a livello nazionale che a livello europeo perché l’Italia è il paese con il più alto numero di cittadini insulari in Europa, in 7 milioni vivono nelle isole e ha una maggiore consapevolezza di quanto pesi l’insularità e di come possa essere affrontata, non solo attraverso interventi finanziati di sostegno – evidenzia Armao – ma anche attraverso interventi di perequazione infrastrutturale, con misure di fiscalità di sviluppo che consentono di giocare su aliquote per aiutare imprenditori e albergatori che vivono soprattutto in aree che soffrono di doppia insularità.
Conclude il prof Armao con una considerazione circa il funzionamento dei Fondi strutturali europei, e nello specifico dei programmi operativi nazionali (PON) il cui meccanismo sarebbe peggiore in termini di funzionamento rispetto ai POR (programmi operativi regionali), e questo in quanto i fondi europei per tutte quelle misure derivanti dalla crisi pandemica non dovevano essere proporzionati al danno quanto piuttosto avrebbero dovuto tenere in considerazione il parametro relativo alle difficoltà economiche e geografiche del luogo in cui stavano intervenendo, come per le isole, Sardegna e Sicilia, appunto.
In questo se ne evidenzierebbe il loro limite intrinseco.