Scuola e lavoro: Come connettere le due realtà per garantire un futuro migliore

Perché non c'è lavoro e perché i pochi posti di lavoro esistenti non sono retribuiti in modo equo? Principalmente a causa della nostra scuola pubblica.

Sulla scuola e sull’istruzione tutti hanno un’opinione. La politica, gli insegnanti, i genitori e gli studenti.

Purtroppo però tutte le parti coinvolte da decenni non si ascoltano tra loro. Non si comprendono e non raggiungono un accordo sulle questioni fondamentali. Ed ecco che la scuola è diventata un dramma: non istruisce, non fa cultura, non educa al libero pensiero, non prepara al lavoro con competenze certificate, non prepara alla vita nel modo dovuto. Ovviamente non sono io che sostengo questo, ma le statistiche. Disoccupati post diploma: a un anno dal diploma 16%, dispersione scolastica 13,8 %, disagio giovanile 6,2 % dato raddoppiato rispetto a prima della pandemia con 220 mila giovani fra i 14 e i 19 anni che si dichiarano insoddisfatti della propria vita. (dati pubblicati da OPEN)

Dopo questa premessa da osservatrice delle cose del mondo, da genitore e da insegnante abilitata (anche se non ho mai esercitato) propongo le mie idee.

I nostri studenti sono impegnati normalmente con la scuola dai 3 ai 18 anni. La notizia clamorosa è che nonostante i 16 anni di frequenza, da alcuni decenni, il diploma che conseguono in base all’indirizzo scelto, non concede loro un titolo abilitante che gli consenta di lavorare. Fino a pochi anni fa invece dalle scuole uscivano maestri, ragionieri, geometri, segretarie, guide turistiche, infermieri, tecnici di laboratorio, giornalisti, dietisti, segretarie, ecc. ecc.

Il diploma, dopo un tirocinio diventava abilitante e il neo diplomato poteva lavorare. Avere una professione o offrire al servizio presso istituzioni o aziende la propria professionalità e competenza.

Ma prima ancora di questo a livello psicologico, emotivo e sociale essere educati dalla scuola alla certezza che una volta raggiunto il diploma sarebbero stati in grado di proporsi come operatori qualificati in qualche ambito, aveva un potere salvifico dal punto di vista appunto psicologico e emotivo. A nessuno viene in mente che il disagio giovanile così imponente nella gran parte dei casi esiste per la precarietà del sistema scolastico che per come è concepito sembra incoraggiare il senso di frustrazione dei giovani di oggi.

Sono infatti gli obiettivi a rendere le persone diligenti, costanti, concrete e sane. Non si può chiedere e pretendere da un individuo di aspettare una decina d’anni dopo il diploma di avere le competenze necessarie per iniziare a lavorare. Ci si perde in fretta con un tempo così approssimativo. Si perde la fiducia.

Purtroppo le catastrofiche riforme degli ultimi decenni, elaborate con la convinzione e la promessa di migliorare l’offerta formativa in termini di modernità avanzata al passo coi tempi attuali, e di arricchire le competenze, e quindi la preparazione e infine la qualità di vita, hanno invece distrutto la possibilità di arrivare alla maturità con la certezza di essere già qualcuno nella vita e di poter produrre qualcosa in termini di lavoro. Di avere le carte in mano per costruirsi un futuro.

Ecco io penso, chiedo e prego che si rimetta mano sulla scuola col fine di ridare dignità ai diplomi e alle persone che li conseguono. Di restituire a chi studia per 16 anni e esce dalla scuola maggiorenne la possibilità di lavorare da subito. Di saper fare almeno una cosa nella vita, quella per cui ha studiato.

Il compito primario della scuola dovrebbe essere questo: prepararsi alla vita adulta con l’obiettivo di un lavoro che al più presto li renda autonomi, responsabili e liberi.

Come è sempre stato poi chi vorrà ampliare conoscenze e competenze potrà sempre scegliere di proseguire gli studi con lauree e master speciali, lavorando magari nel frattempo.

Questa mia riflessione vorrebbe suscitare un dibattito su questo tema e ancor di più invitare tutti quelli che in modo diretto o indiretto hanno a che fare con la scuola a pretendere un’istruzione con diploma abilitante alle varie professioni.

Come si può pensare di ricostruire l’intera economia del nostro Paese se i nuovi diplomati non hanno accesso immediato al lavoro con le competenze che occorrono?

Ultima nota: considerata la certa ignoranza degli studenti attuali, come riportano tutte le indagini in questo senso: non sanno leggere, non comprendono i testi, non sanno scrivere e contare la scuola del futuro per i primi 10 anni dovrebbe concentrarsi principalmente solo su questo aspetto. Infatti, chi sa leggere, chi sa scrivere un testo in un italiano corretto e chi sa contare ha già di per sé una base culturale solida e può affrontare gli ultimi tre anni per dedicarsi allo studio delle materie prevalenti all’indirizzo scelto per il diploma abilitante.

In conclusione, la scuola è uno dei pilastri fondamentali della nostra società e la preparazione dei giovani è un compito che non può essere sottovalutato o trascurato. È necessario rimettere mano sulla scuola e ripensare il suo funzionamento, in modo da garantire a ogni studente un diploma abilitante che gli consenta di inserirsi nel mondo del lavoro con competenze certe e riconosciute. Solo così si potrà garantire un futuro migliore per i giovani e per il nostro paese.

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2023-04-18
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